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SVE: imparare in un altro modo

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E’ da quando sono bambina che mi sento definire con una stessa parola: riflessiva.

E se negli anni dell’infanzia pensavo fosse qualcosa di astratto e lontano, ora capisco invece che si tratta di uno dei motori della mia continua ricerca interiore e di vita.

Questo slancio che mi fa porre domande alla gente che incontro, a volte scomode o così semplici da sembrare futili, ma che in molte occasioni mi hanno permesso una comprensione più profonda del mondo e degli altri.

Ho sempre saputo inconsciamente due cose da quando sono piccola: che oltre l’argine del Po, culla della mia infanzia, c’era un mondo sterminato e che mi rendeva felice aiutare chi ne aveva bisogno.

A volte ci si dimentica dei pensieri del proprio passato, ma da quando sono qui, ora che vivo ed aiuto gli altri in Messico, non posso che ricordare che quello che sto facendo qui lo avevo deciso in realtà dentro da molto tempo.

Sono partita con poche informazioni su quello che avrei dovuto svolgere durante il mio SVE. Sapevo solo di volermi mettere in gioco, farlo molto lontano da casa e dalle consuetudini culturali ed affettive che ho. Il progetto mi sembrava interessante e vario. Prevedeva la partecipazione a diversi campi di volontariato e l’animazione di conferenze e workshops in diversi luoghi di questo enorme paese. Inoltre l’associazione Vive Mexico, ad un primo sguardo al loro sito Internet, dava l’ impressione di essere un’associazione molto organizzata, promotrice attiva da più di vent’anni della mobilità giovanile messicana nel mondo. Tutto ciò mi convinse a partire ed ora, anche se molte delle aspettative che avevo non corrispondono alla realtà, ritengo questa esperienza ed i momenti spesi fino ad ora qui uno degli insegnamenti più importanti della mia vita.

Ora cercherò di spiegare più dettagliatamente le ragioni che me lo fanno pensare.

I primi mesi in cui sono arrivata qui, con mia grande sorpresa, Vive Mexico, ha integrato me e la mia compagna di SVE come facilitatrici nelle loro conferenze con giovani futuri volontari messicani. Io mi sono dunque trovata da volontaria qualunque a dare consigli, inventare dinamiche, proporre giochi ed attività e gestire dai 10 agli 80 partecipanti come facilitatrice protagonista e spesso addirittura microfonata.

Una delle mie più grandi paure, cioè parlare in pubblico in contesti a volte anche istituzionali si è trasformato nella norma ed inoltre in una lingua che non è la mia.

Questi workshops mi hanno insegnato a gestire la tensione delle grandi platee, ad essere concisa nei miei propositi e chiara nelle proposte, oltre che a smorzare  con ironia i momenti troppo formali.

Grazie alle diverse attività che svolgiamo e alla persone di diverse nazionalità con cui siamo portati in inglese.

Il dialogo continuo con volontari messicani e collaboratori di Vive Mexico, per definire insieme l’organizzazione delle conferenze appena citate, mi ha certamente permesso di approfondire la lingua spagnola in un contesto professionale.

Ed inoltre, lavorando in campi di volontariato, in alcuni casi come leader e con volontari internazionali, sono portata a parlare inglese per portare a termine i lavori di gruppo quotidiani che dobbiamo svolgere e metter in pratica strategie efficienti.

I campi a cui prendo parte, della durata in genere di 2 settimane, hanno tematiche diverse: ecologica, sociale, educativa, con adulti e bambini svantaggiati etc….

Per ora io da quando sono qui ne ho svolti due. Il primo con un gruppo di 45 volontari (messicani ed europei) in una scuola media di un piccolo paese vicino a Morelia, in cui il tasso di abbandono dei bambini della scolarità è molto elevato a causa di gravidanze o inserimento professionale precoci. Il secondo invece, all’interno di una sorta di casa famiglia per bambini malati di malattie gravi ed i propri famigliari, prevedeva la pittura con i bambini delle pareti dei loro dormitori con scene e disegni scelti da loro e la condivisione di momenti ludici.

Il mio ruolo nel campo a scuola era animare attività educative durante gli orari scolastici, il cui obiettivo era condividere la cultura del mio paese con i bimbi, parlare di multiculturalità e sensibilizzarli, in modo divertente, alla ricchezza culturale per offrirli un quadro vario di possibilità e scelte di vita. Questa esperienza è stata fondamentale per sviluppare una grande adattabilità alla realtà locale, diversa da quella urbana a cui ero abituata a Morelia.

In entrambi i campi ho potuto sviluppare una consapevolezza di me stessa maggiore e una grande flessibilità necessaria nel lavoro con bambini svantaggiati e sofferenti. In generale, il confronto continuo con persone diverse, di diverse età e approcci diversi, mi ha obbligata a rendermi molto malleabile e a sviluppare una capacità di interpretazione delle situazioni più grande. Competenze che solo in un tipo di immersione totale come questa esperienza di SVE avrei potuto acquisire. Quello che invece sento di dover ancora sviluppare del tutto è il mio spirito di iniziata.

Trovare momenti e situazioni in cui mettere in pratica innovazione e creatività nelle attività da svolgere che spesso sono previamente definite e a volte troppo brevi ed assorbenti. E farò di tutto per riuscirci in questi restanti 2 mesi!


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