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L’ARRIVO IN MESSICO

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Oggi 18 Maggio è l’anniversario dei 470 anni di fondazione della città di Morelia, un gioiello coloniale di profonda ed antica bellezza e capitale del fertile stato di Michoacan in Messico, ed io sono qui a festeggiare insieme alla città le mie prime 2 settimane di SVE.

Durante questo tempo la mia conoscenza dei luoghi in cui vivo e mi muovo è diventata più profonda. Ma l’integrazione rimane comunque un’altra cosa e necessita più tempo, più esperienze e più imprevisti.

Dopo una prima settimana passata da sola, alla scoperta quasi contemplativa delle strade della città e dei primi punti di riferimento spaziali per spostarmi da casa al centro città, è arrivata la mia compagna di avventure: Andreea.

Ho condiviso i primi dubbi, sensazioni e risate con lei e se da una parte il suo arrivo è stato un sostegno umano importante dall’altra ha significato l’inizio del nostro ritmo di lavoro all’associazione Vive Mexico.

Il primo incontro con l’associazione ci ha lasciato un senso di sicurezza e professionalità, certo favoriti da una tranquillità ed accettazione endemica dei ritardi sul posto di lavoro a noi nuova ed impensabile altrove.

Si tratta di un’associazione che lavora da più di vent’anni ed in maniera molto attiva per la promozione del volontariato internazionale. Collabora, infatti, con numerose istituzioni messicane e latinoamericane e propone attività, seminari pratici e conferenze destinati principalmente a giovani messicani desiderosi di entrare nel mondo del volontariato e della cooperazione internazionale.

Il loro principale obiettivo è proprio quello di stimolare i ragazzi alla partecipazione e valorizzazione di queste esperienze di scambi culturali all’estero.

Un altra delle loro principali mansioni è l’organizzazione di campi di volontariato di tipi e durate diverse, a cui in questi mesi di SVE dovremo partecipare anche noi, all’inizio come semplici volontarie ed in seguito come group leader.

Vivremo dunque in città diverse da Morelia e condivideremo spazi e progetti con altri volontari di diversi paesi del mondo. Per ora aspettiamo ancora di avere un planning delle date e delle attività da svolgere, perché qui in Messico le tempistiche e le attese si allungano e bisogna essere molto pazienti. Approfittiamo di questo periodo di assestamento prima dell’inizio dei campi di volontariato  che saranno scanditi da un programma serrato e da intense emozioni.

E’ anche in questi spazi di libertà che si impara a guardare con più attenzione il circostante e ci si domanda il perché di tante cose che accadono.

Proprio grazie a questi momenti, ho potuto capire che qui in Messico tutto porta in sé un senso sacro. E questa sacralità antica, che appare evidente nella bellezza della sua natura rigogliosa, viene costantemente onorata da riti della quotidianità che vanno dal religioso al pagano.

Per comprendere, per esempio, il perché del monopolio gastronomico del mais, usato come accompagnamento o ingrediente principale di ogni piatto messicano, bisogna tornare alla cosmogonia maya, una civiltà pre-ispanica che ha occupato per diversi secoli buona parte del territorio orientale dello Yucatan e del Chiapas. Seconda la mitologia maya il luogo dove vanno gli spiriti dipende dal modo in cui sono morti non dal comportamento. Si narra che gli dei maya crearono l’uomo dopo vari tentativi: per prima cosa lo fecere di fango annacquato, che si squagliò; poi di legno, pupazzi di legno senza sangue ed umori; infine di mais, dotati di intelligenza, vista e saggezza. Gli uomini furono cerati per servire da cibo agli dei, ma questi chiedevano anche venerazione. Senza uomini, gli dei non potevano esistere.

Ora invece l’icona religiosa presente in ogni luogo pubblico o privato è la Virgen de Guadalupe,   figura emblematica dell’incontro degli indios con la religione cattolica ed il monoteismo.

Anche chi non si dichiara cattolico (ed inaspettatamente per me ce ne sono molti soprattutto tra i più giovani) manifesta un profondo rispetto o meglio una forma di venerazione per questa Madonna.

In un viaggio di immersione come questo ci si sente attraversati, direi quasi fisicamente, da sensazioni e quesiti nuovi impensati ed impensabili. Tutto prende un significato nuovo, le abitudini si trasformano rapidamente e mi rendo conto che siamo molto più malleabili ed incompleti di quello che pensiamo. Ogni giorno può essere una nuova scoperta se lo vogliamo. La mia ha già compiuto due settimane.


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